Non ascoltare mozart, non giocare a sudoku, non leggere libri noiosi.esci, corri, prendi il sole…
Nei weekend vorreste dedicarvi alla tonificazione della vostra intelligenza?
Approfittate di quel che resta dell’estate e datevi alle Good Vibrations:
- Abbronzatura,
- brezza sulla pelle,
- ginnastica,
- jogging,
- qualche sport ad alto coinvolgimento emotivo,
- cibo sano,
- riff di chitarra, in spiaggia o al parco,
scegliete voi.
E poi, Peace, Love and Freedom, perché l’orgasmo innesca un aumento di flusso sanguigno nel cervello, e perché lo stress di chi si sente sulla barricata decima i neuroni nuovi dell’ippocampo, guardacaso deputati alla conoscenza e al ricordo.
Sì, sembrerebbe esserci un’interpretazione West Coast della neurobiologia, incarnata dal magnetico professor Nicholas Spitzer, dell’University of California di San Diego.
Il quale sostanzialmente sostiene che, se ci sta a cuore avere un cervello efficiente e ampliarne le facoltà, sarà meglio rivoluzionare le nostre abitudini nel tempo libero.
Non serve a niente chiudersi in casa, in una devota penombra a ascoltare le sonate KV 448 e K488 di Mozart, negli anni 90 improvvisamente assurte al ruolo di energizzante (per quanto temporaneo) dell’intelligenza, perché così ricche di alte frequenze. Secondo Spitzer il cosiddetto Effetto Mozart è un bidone.
1) Come, in generale, è illusorio il mito dei benefici cerebrali apportati dalla fruizione passiva della musica classica:
semmai si sarebbero riscontrati nelle “cavie” dei fugaci quarti d’ora contraddistinti da qualche miglioramento delle abilità spazio-temporali, in sintesi sporadici picchi nell’analisi di forme e posizioni nello spazio e del senso dell’orientamento.
Se musica dev’essere, meglio suonare personalmente uno strumento, possibilmente a corda e possibilmente leggendo lo spartito:
- ne trarranno vantaggio le funzioni cognitive, perché saranno costretti a lavorare entrambi gli emisferi del cervello. E non importa essere dei virtuosi, possono combattere il declino anche i più modesti dilettanti.
2) Nicholas Spitzer passa poi a picconare un’altra diffusissima convinzione:
dedicarci per interi pigri pomeriggi a
- parole crociate,
- rebus,
- puzzle e
- Sudoku
ci fa diventare smart.
Macché, ci rende solo abili nell’enigmistica, che è soprattutto basata su «codici mentali prestabiliti», scende nel dettaglio Stefano Farioli Vecchioli, ricercatore all’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Cnr.
3) Bisogna invece scollarsi dalla poltrona e muoversi.
Se il tempo è brutto va bene anche la palestra. Ma la differenza la fa l’attività fisica alla luce del sole, perché la produzione di vitamina D incide su proteine che hanno a che fare con apprendimento, memoria, controllo motorio.
Spitzer, che comunque ogni tanto “concede” un po’ di Settimana Enigmistica (accresce l’attività verbale e diverte, certo male non fa) a chi è stato all’aria aperta per buona parte della giornata, racconta come protegge il proprio cervello di ultrasettantenne pimpante e anticonvenzionale:
- appena può, scappa ad arrampicarsi sulle cime della Sierra Nevada, estate e inverno, e si gode quel senso di gioia e pienezza che prova sempre davanti a un panorama in quota. Si allena gagliardamente in palestra solo quando non può allontanarsi dalla città.
Ma attenzione, al cervello non serve che lo sport sia estremo. E qui alla way-of-life californiana viene in soccorso la dolce vita latina: «Attività fisica moderata, calibrata sulle proprie caratteristiche, passeggiate, cibo buono ricco di omega 3 ed elevata esposizione al sole, per riequilibrare i livelli di serotonina e melatonina: queste cose creano nuove arborizzazioni sinaptiche», spiega Stefano Farioli Vecchioli.
Che tra l’altro ha recentemente coordinato uno studio Ibcn-Cnr pubblicato su Stem Cells e realizzato nel laboratorio di Felice Tirone, dal quale emerge che fare jogging blocca l’invecchiamento cerebrale e stimola la produzione di nuove cellule staminali, utili alla memoria.
Insomma, da un lato le ricerche di Spitzer ci dicono che anche il cervello degli adulti ha una sua neuroplasticità, anzi, che esiste un terzo livello di neuroplasticità adulta (i primi due sono: variazioni della forza sinaptica e nuove connessioni neuronali) che “reagisce” alla luce del sole, in quanto determinata dal cambio dei neurotrasmettitori e dai nuovi codici chimici.
Dall’altro lo studio italiano (compiuto su topolini con deficit neuronali causati dalla mancanza del gene Btg1), ci dice che la neurogenesi riparte con l’esercizio aerobico, in grado di invertire il processo di perdita delle cellule staminali nervose nell’ippocampo. Il che non vuol dire che nell’adulto si produrranno nuovi neuroni in quantità (i miracoli non esistono). Semmai ci sarà un aumento di progenitori neuronali.
Ragionamenti diversi, dunque. Ma convergenti. Farioli Vecchioli sorride: «Forse qui varrebbe la pena di chiarire cosa possiamo ragionevolmente aspettarci dal concetto di miglioramento delle funzioni cognitive. Migliorarle significa aumentare il numero di sinapsi che un neurone può fare con un altro neurone. Ne conseguono un incremento della neurogenesi adulta e del numero di neuroni nell’ippocampo, la formazione nervosa che funge da relè per l’immagazzinamento della memoria: aumentarne la forza comporta una maggior capacità di apprendere e ricordare».
Detto questo… «La luce è fondamentale per scatenare i meccanismi di plasticità sinaptica. E qualsiasi attività aerobica è positiva per i comportamenti ippocampodipedenti che riguardano la memoria a breve termine, la memoria spaziale e la cosiddetta memoria pattern-separation (che riesce a distinguere come separati due eventi simili). Ciò non significa, ovviamente, svalutare i benefici “terapeutici” della cultura: io sono cresciuto a musica, e questo mi ha dato una bella spinta ad andare avanti… E poi ci sono i romanzi, un arricchimento ad ampio spettro che stimola ben più aree cerebrali del Sudoku. I buoni romanzi fanno parte, come i buoni dischi, i buoni viaggi, le buone relazioni e, in sintesi, la buona estrazione sociale ed economica, di quel benessere mentale e di quella tranquillità che ritardano l’invecchiamento».
LONGEVI E SMART
Stefano Farioli Vecchioli invita alla ragionevolezza:
«La neuroplasticità non è illimitata, sole e sport non possono renderci eternamente innovativi e creativi. Semmai possono, unitamente all’alimentazione adeguata, ritardare il nostro invecchiamento cerebrale. Ed ecco lo scompenso corpo-cervello che stiamo affrontando oggi: la medicina ci fa vivere fino a 80 anni, ma il nostro cervello è ancora tarato
a sopravvivere in salute fino a 45-50 anni. La sfida è dunque arrivare a un aumento corrispondente delle performance cerebrali, rallentare o postporre la morte dei nostri neuroni».
Ricorda che le ricerche si concentrano sullo studio delle cellule staminali adulte, per arrivare a una riserva di nuove cellule da trapiantare nei cervelli di adulti malati o che hanno subito danni. La strada è però ancora lunga. Nell’attesa diamoci da fare: esercizi aerobici, aria pulita e cibo sano ridurrebbero l’nsorgenza dell’Alzheimer di circa il 60%.
FONTE: Repubblica delle Donne – benessere